Rêverie 
CENTRO DI PSICOTERAPIA
PSICOANALITICA

TRASFORMAZIONI, TRA IL PRINCIPIO DI PIACERE E IL PRINCIPIO DI REALTA'.

Marta Quaentri • Apr 03, 2020
Pur essendo uno scritto introduttivo al tema, Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911), assume al suo interno gli elementi essenziali che descrivono il processo di trasformazione dal principio di piacere al principio di realtà.
Freud, in questo breve scritto, in verità descrive la complessa contrapposizione fra i processi primari dominati dal principio di piacere (“L’Io piacere non può far altro che desiderare, adoperarsi al fine di ottenere piacere ed evitare dispiace”, pp.457) e quelli secondari guidati dal principio di realtà (“L’Io realtà non ha altro da fare che mirare all’utile e garantirsi contro ciò che è dannoso”, pp.457).
In poche parole, in questo scritto analizza il rapporto dell’uomo con la realtà, attraverso la tendenza generale della psiche verso il principio economico di minimo dispendio di energia. 
L’importanza della realtà esterna, pone l’accento sugli organi sensori e sulla coscienza della qualità sensoriale. In effetti, l’indagine costante della realtà esterna è mediata dalla funzione dell’attenzione (“un sistema di annotazione, il cui compito è quello di depositare i dati di questa periodica attività di coscienza: una parte di ciò che noi chiamiamo memoria” pp.445).
Pertanto, al processo di rimozione (difesa messa in atto dall’Io che si ritrae dalle circostanze di dispiacere), si aggiunge la capacità di giudizio che insorge grazie al rapporto con la realtà e le rappresentazioni nuove, più o meno in linea con la realtà stessa, che questo rapporto genera. 
Un altro processo, che accompagna tali trasformazioni, è legato al pensiero, il quale svolge la funzione di trattenere le cariche pulsionali che conducono all’azione allo scopo di liberare l’apparato psichico dall’abbondanza di stimoli, attraverso l’attività rappresentazionale.
Parimenti, durante lo sviluppo sessuale, la graduale consapevolezza dell’esistenza del mondo esterno, conduce la persona all’attraversamento di una fase di latenza, durante la quale la pulsione sessuale viene trattenuta poiché ancora sottoposta al dominio del principio di piacere. 
Solo attraverso il superamento della fatica e della frustrazione che comporta tale passaggio, l’individuo potrà approdare ad una sessualità secondaria di carattere genitale e, dunque, alla realizzazione di una relazione di appoggio oggettuale.
Tuttavia, sottolinea Freud, esiste un’attività del pensiero conservatasi libera dell’esame di realtà e soggetta al puro principio di piacere: la fantasia, ovvero il sognare ad occhi aperti (“La rimozione resta onnipotente nell’ambito della fantasia” pp.457.
Freud, infine, individua nell’educazione e nell’arte, quei processi che facilitano il passaggio trasformativo dal principio di piacere al principio di realtà; nel primo caso, si tratta di una possibilità di accompagnamento ai processi evolutivi dell’Io, mentre nei processi artistici, riconosce il movimento tra i processi immaginativi dell’artista, che approda ad un iniziale distacco dalla realtà, verso un contatto più intimo e diretto con essa. L’artista che riesce ad adattarsi, ha rinunciato ai suoi desideri di gloria realizzati su un piano fantasmatico, per accogliere la complessità che le “cose vere” esigono.
Concludo citando direttamente un passaggio del saggio, che a mio avviso, arricchisce di significati e strade da percorrere la complessa dinamica psichica di tale trasformazione, anche in relazione al momento storico che stiamo attraversando:
“Effettivamente il sostituirsi del principio di realtà al principio di piacere non significa la destituzione del principio di piacere, ma una migliore salvaguardia di esso. Un piacere, momentaneo e incerto nelle sue conseguenze, viene abbandonato, ma soltanto per conseguirne in avvenire, attraverso la nuova via, uno più sicuro. […] La dottrina di un premio nell’aldilà, per la rinuncia – volontaria o imposta – ai piaceri terreni, altro non è che la proiezione mitica di questo rivolgimento psichico. Seguendo coerentemente questo schema, le religioni sono giunte a imporre una totale rinuncia al piacere in questa vita con la promessa di una ricompensa in una vita futura; ma non sono per questa via riuscite a vincere il principio di piacere. La scienza è quella che più si avvicina a tale traguardo; anch’essa offre tuttavia un piacere intellettuale durante il lavoro e promette un tornaconto pratico alla sua conclusione” (pp.458).

Freud, OPERE VI, Precisazioni sui due principi dell'accadere psichico, (1911) pp. 449-460.

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