Rêverie 
CENTRO DI PSICOTERAPIA
PSICOANALITICA

IL NARCISISMO IN FREUD: TRA INNAMORAMENTO E FANTASIA DI FINE DEL MONDO

Marta Quaentri • Dec 14, 2019

Nelle Metamorfosi, noto poema composto tra il 3 e l’8 d. c., Ovidio ricalca con sensibile umanità e dovizia di particolari, le sfumature affettive che si articolano nei processi trasformativi umani, colti nella loro ambivalenza distruttiva e al contempo di esuberante manifestazione vitale. Il mito, narra che il giovane e bellissimo Narciso specchiatosi in una fonte, finisce per innamorarsi della propria immagine, al punto di auto annientarsi per questo amore. Di Narciso non resterà che un fiore bianco, così come della ninfa Eco che perdutamente se ne era innamorata, non rimasero che le ossa, tramutate in pietra.

Caravaggio, in Narciso alla fonte, opera realizzata tra il 1597-1599, attraverso i suoi inconfondibili giochi di luce, sintetizza sulla tela, le varianti emotive generate da un’esperienza di auto rispecchiamento (figura al lato).

Salvator Dalì, tra il 1936 e il 1937 traghetta tali immagini, in uno scenario surrealista che esprime in tutta la sua potenza onirica e visionaria, la continuità dell’esperienza umana che si dispiega tra bisogni e desideri, fecondità e morte, luci ed ombre, illusione e realtà. 

Come ben rappresentato attraverso i contenuti letterari ed artistici, il concetto di narcisismo, attraversa trasversalmente l’esperienza umana, sfuggendo, tuttavia, al tentativo di un inquadramento unitario. Il tema occupa un posto centrale non solo nella teoria e nella pratica psicoanalitica, ma nella specificità della cultura umana tout court. Per tali ragioni, in questa breve introduzione, è mia intenzione focalizzare il discorso intorno alla costruzione della teoria narcisistica freudiana, mantenendo ben salda una visione allargata, che rappresenti il narcisismo, lungo il continuum dello sviluppo psichico e dunque in costante rapporto con le relazioni oggettuali; a partire dalle manifestazioni fisiologiche di un imprescindibile amor proprio, fino alle connotazioni più sofferenti e sofferte della vita psichica di un individuo. 

A tale scopo, il riferimento principale di questo estratto, sarà un lavoro di Freud del 1914, Introduzione al narcisismo, testo fondamentale, non solo per la comprensione del narcisismo, ma per gli sviluppi teorici successivi della costruzione teorica dell’autore e della psicoanalisi stessa. Già nell’incipit di questo scritto, lo stesso Freud, rivendica al narcisismo un posto nel normale sviluppo psichico, in quanto matrice di pulsioni vitali, descrivendolo come “…un complemento libidico dell’egoismo della pulsione di autoconservazione, una componente del quale è legittimamente attribuita ad ogni essere vivente”. Si dispiegano, al contrario, con significatività psicopatologica, quelle connotazioni tipiche delle organizzazioni psichiche caratterizzate da delirio di grandezza e distacco totale dall’interesse verso persone e cose del mondo esterno, ovvero in quelle che Freud chiamava parafrenie. 

L’autore parlò per la prima volta di narcisismo nel 1905 nei Tre saggi sulla teoria sessuale, in una lunga nota al margine in cui descrive la scelta oggettuale omosessuale caratterizzata da un’assunzione di sé come oggetto sessuale e dunque successivamente rivolta a partner del proprio sesso, affermando una tendenza bisessuale iniziale in ogni individuo a prescindere dalle connotazioni di genere e, una successiva evoluzione psicosessuale, motivata dall’andamento qualitativo delle relazioni oggettuali preminenti. Sempre nel 1910, attraverso l’Analisi del ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci, rileva l’evocazione di una reminiscenza di suzione del seno materno, mediante un racconto dello scienziato che narra di se stesso dentro una culla, e dell’arrivo di un nibbio che gli aprì la bocca con la coda e iniziò a sbatterla all’interno di essa. Mediante un’analisi storica delle attribuzioni simboliche della maternità correlate all’avvoltoio, Freud ipotizza che in Leonardo vi sia stata una mancanza del padre e un’esclusività del rapporto con la madre negli anni cruciali della sua infanzia, e che ciò avesse stabilito un vincolo erotico precoce con la madre. Tale amore troppo intenso e fusionale viene rimosso, non ammettendo di essere sostituito con quello per altre donne. Freud, deduce che in tale processo il soggetto si identifichi con il ruolo materno, scegliendo partner simili a lui da amare esattamente come la madre ha amato lui.

Tale ipotesi, peraltro, viene confermata dalla biografia di Leonardo, che di fatto vivrà i primissimi anni di vita lontano da suo padre, il quale si allontanò con una nuova compagna. 

Nel 1910, in Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia preacox) descritto autobiograficamente (Caso clinico del Presidente Schreber), descriverà il narcisismo primario come uno stadio intermedio tra la fase dell’autoerotismo e quella dell’amore oggettuale. Il soggetto assume prima di tutto sé stesso e il proprio corpo come oggetto di amore, preludio indispensabile per la futura scelta oggettuale. In tal senso, a me pare che in Freud, la scelta oggettuale omosessuale segua lo stesso sviluppo di quella eterosessuale, seppur con processi identificativi differenti. Tali affermazioni ricorreranno nuovamente in Totem e tabù, (1912-1913) per poi essere riprese e approfondite un anno dopo, nel saggio del 1914, Introduzione al narcisismo, scritto cruciale della sua teorizzazione. In questa fase delle sue ricerche, Freud giungerà alla sistematizzazione delle sue teorie sul narcisismo, passando in rassegna gli interrogativi che questa nuova acquisizione implicavano alla teoria psicoanalitica nel suo insieme. 

In questo saggio, Freud ribadisce la natura sessuale della libido delineando un narcisismo originario primario, derivante, da una componente originaria del sentimento di sé, dall’onnipotenza infantile, e dalla qualità del soddisfacimento della libido oggettuale, nelle quali il bambino individua se stesso come oggetto d’amore in una posizione di autoriferimento libidico, necessaria all’avvio della fase successiva che consiste nel prendere le distanze da questa condizione. 

Prima di ripercorrere la costruzione della teoria narcisistica freudiana, vorrei fare un breve cenno alla distinzione che Freud apporta ai concetti di stimolo e pulsione e la specificazione dei principi che la regolano. Nel 1915, in Metapsicologia, definisce le pulsioni come: “le vere forze motrici del progresso che conducono il sistema nervoso – le cui capacità di prestazioni sono illimitate – al suo livello di sviluppo attuale […] la pulsione ci appare un concetto al limite tra lo psichismo e il somatico”. Sulla base di tali considerazioni, l’autore si domanda che rapporto vi sia tra gli stimoli provenienti dal mondo esterno e le pulsioni interne all’individuo, giungendo all’individuazione di due principi fondamentali che li regolano: il principio di costanza e il principio di piacere. Il primo può essere descritto come la tendenza omeostatica dell’individuo a mantenere un equilibrio tra queste due forze eccitanti, ovverosia le pulsioni interne e gli stimoli provenienti dall’esterno (Principio di Nirvana); e l’ultimo, descritto da Freud come una modificazione del principio di Nirvana, non linearmente connessa al raggiungimento di uno stato di benessere, come largamente specificato nell’Interpretazione dei sogni (1899).

In questi termini, l’ampiezza e la complessità degli scenari evolutivi che Freud descrive in rapporto alla successione direzionale della pulsione libidica, effettuando un’operazione di semplificazione descrittiva, possono essere rappresentati all’interno di due macro aree dell’organizzazione psichica: la nevrosi e la psicosi, con tutte le varianti e le sfumature di funzionamento che afferiscono ad ogni individuo. In tal senso, l’introduzione del concetto di narcisismo implica una modificazione specifica della prima teoria delle pulsioni, (che nello scritto Tre saggi sulla sessualità infantile del 1905, viene descritta come l’eccesso di stimoli intollerabili che devono trovare una via risolutiva attraverso l’azione) verso una più affettiva connotazione di pulsione, la quale si muove tra l’andare verso e il ritirarsi dall’oggetto, ovverosia in uno spettro che si articola tra la definizione di libido oggettuale e libido dell’Io. Afferma Freud, a tal proposito, che l’isterico o il nevrotico ossessivo, in misura del livello raggiunto dalla sua malattia, ha abbandonato il suo rapporto con la realtà, senza tuttavia interrompere una tensione erotica verso le persone e le cose. Ha rinunciato ad intraprendere azioni atte al raggiungimento delle sue mete, e attraverso l’attività fantasmatica sostituisce o combina insieme gli oggetti reali con quelli immaginari tratti dai ricordi (Dinamica della traslazione). Aggiunge Freud, “Le cose vanno diversamente per il parafrenico, sembra che egli abbia effettivamente ritirato la sua libido da persone e cose del mondo esterno, senza averle sostituite con altre nella fantasia”. La conseguenza di una libido totalmente sottratta agli oggetti, ricalca Freud, traccia la strada verso il delirio di grandezza, e pertanto nella direzione di una totale sottrazione della sessualità verso il mondo esterno che, dunque, non conoscerà altra direzione che l’Io. L’immagine contrapposta e al contempo sinergica della relazione tra libido oggettuale e libido dell’Io offerta da Freud, riporta l’estrema sintesi delle modalità di rapporto intrapsichico e relazionale, che si verificano nel continuum dell’esplicarsi dell’esperienza psichica umana. Dice Freud: “Grosso modo, osserviamo anche una contraddizione tra libido dell’Io e libido oggettuale. Quanto più si impiega l’una, tanto più si depaupera l’altra. Ci sembra che il punto più alto cui perviene la libido oggettuale nel suo sviluppo, si esprima nello stato di innamoramento, il quale ci si presenta come una rinuncia del soggetto alla propria personalità in favore di un investimento d’oggetto; la situazione opposta si può riscontrare nella fantasia (o autopercezione) della “fine del mondo”, propria dei paranoici”. Freud stesso, a questo punto, riporta le difficoltà connesse ad uno studio diretto del narcisismo, rimandando alla necessità di ulteriori approfondimenti sul tema, a partire dallo studio delle parafrenie e afferma: “Come le nevrosi di traslazione ci hanno consentito di seguire le tracce dei motivi pulsionali libidici, così la dementia preacox e la paranoia ci consentiranno di penetrare la psicologia dell’Io”.  

Va detto, che similmente nello stato di sonno, assistiamo ad un ritiro narcisistico dell’assetto libidico sulla propria persona, motivato dal bisogno di dormire. Ritengo che attraverso tali specificazioni, l’autore sottolinei implicitamente un carattere complessuale del costrutto, che richiama nel lettore, un atteggiamento cauto e la presa di coscienza di un limite descrittivo intrinseco del funzionamento narcisistico, al quale Freud, tuttavia suggerisce di accostarsi attraverso l’osservazione della vita amorosa degli esseri umani, all’interno di tutte le varianti delle sue manifestazioni. 

Ancora in questo scritto, distingue due modalità di scelta che si evidenziano nel soddisfacimento delle pulsioni libidiche: per appoggio oggettuale e per appoggio narcisistico. Gli iniziali soddisfacimenti sessuali nel bambino, sono di tipo autoerotico ed assurgono a funzioni vitali, strettamente connesse al principio di autoconservazione. Dunque, inizialmente la libido si appoggia in maniera fisiologica all’Io per poi direzionarsi verso una progressiva indipendenza. Freud sottolinea, che tale appoggio sull’Io, coinvolge anche le persone che hanno a che fare con la nutrizione, la cura e la protezione del bambino, e per tali ragioni, vengono assunte come primi oggetti sessuali. I genitori, infatti, e in modo squisito la madre, assumono un ruolo centrale nel processo di facilitazione dell’indipendenza dal narcisismo primario e una conseguenziale virata delle pulsioni sessuali del bambino, verso gli oggetti. La scelta oggettuale per appoggio (o di tipo anaclitico), implica che la libido si possa liberare verso un oggetto d’amore, in questo caso la madre o più in generale, il caregiver; diversamente, avremo una qualità dell’appoggio di tipo narcisistico, nella circostanza in cui, in qualità dell’oggetto d’amore non viene assunta la madre, ma la propria persona. Freud sintetizza le vie possibili di entrambe le scelte, affermando che la scelta oggettuale di tipo narcisistico, possa avvenire all’interno di quattro posizionamenti principali verso: a) quel che egli stesso è (cioè sé stesso); b) quel che egli stesso era; c) quel che egli stesso vorrebbe essere; d) la persona che fu una parte del proprio sé. Parimenti, individua alcune modalità di scelta oggettuale per appoggio nella direzione: a) della donna nutrice; b) dell’uomo protettivo. 

Infine, riporto un’ultima rilevante chiarificazione espressa dall’autore, il quale sottolinea l’incapacità dell’uomo di rinunciare a un soddisfacimento di cui ha goduto nel passato. Quest’ultimo, difendendosi dalla possibilità di dover fare a meno della perfezione narcisistica maturata nella prima infanzia, e nell’impossibilità di preservare tale stato di perfezione, cerca di riconquistarlo in nuove forme dell’ideale dell’Io. Freud afferma che “L’idealizzazione può avvenire sia nell’ambito dell’Io, sia nell’ambito della libido oggettuale (…) è un processo che ha a che fare con l’oggetto; in virtù di essa l’oggetto, pur non mutando la sua natura, viene amplificato e psichicamente elevato. (…) Così per esempio la sopravvalutazione sessuale di un oggetto è un’idealizzazione dello stesso.” Contrariamente, aggiunge Freud, il processo di sublimazione, interessa la libido oggettuale e ha a che fare col volgersi della pulsione nella direzione di una meta differente dal soddisfacimento sessuale. In effetti, nelle nevrosi, si ritrovano le più incisive differenziazioni di tensione tra lo sviluppo raggiunto dall’ideale dell’Io e la misura in cui le pulsioni libidiche primitive sono state sublimate. Di conseguenza, la formazione di un ideale dell’Io e la sublimazione, predispongono a forme di differenziazione importanti rispetto all’origine della nevrosi. Concludo, quest’ultima sottolineatura, mediante le parole dell’autore: “…la formazione di un ideale, accresce le esigenze dell’Io e favorisce al massimo la rimozione; la sublimazione offre invece una via d’uscita in virtù della quale le esigenze dell’Io possono essere soddisfatte senza dar luogo a rimozione. 

Lo sviluppo dell’Io implica, quindi, un distanziamento dal narcisismo primario, processo che porta con sé intensi sforzi finalizzati al tentativo di recuperarlo. Tale graduale distaccamento, avviene per mezzo dello spostamento della libido su un ideale dell’Io costruito attraverso le imposizioni provenienti dall’esterno (in prima istanza attraverso la relazione oggettuale primaria). “Questo allontanamento si effettua per mezzo dello spostamento della libido su un ideale dell’Io imposto dall’esterno, e il soddisfacimento è ottenuto grazie al raggiungimento di questo ideale”. 

In questo passaggio, avviene un fisiologico impoverimento dell’Io, e a vantaggio di investimenti libidici oggettuali e a vantaggio dell’ideale dell’Io. Dunque, l’Io può tornare ad arricchirsi, se ottiene soddisfacimento attraverso la relazione oggettuale e se riesce a conseguire il proprio ideale, in un delicato equilibrio psicodinamico tra stimoli e pulsioni, bisogni e desideri.


Specifico che in questo scritto, riporto una preliminare rielaborazione personale dei concetti apportati dall’autore, che in seguito attraverso la configurazione strutturale della psiche descritta nella II topica (Io, Es e Super-Io), troverà ulteriori chiarificazioni e approfondimenti nell’opera di Freud.



Bibliografia:


- Freud S. (1905) Tre saggi sulla teoria sessuale, Biblioteca Bollati Boringhieri;

- Freud S. (1910) Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia preacox) descritto autobiograficamente (caso clinico del presidente Schreber), CASI CLINICI, Boringhieri;

- Freud S. (1910) Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, OSF 6, Boringhieri;

- Freud S. (1914) Introduzione al narcisismo, OSF 7, Boringhieri;

- Freud S. (1915) Metapsicologia, OSF 8, Borighieri;

- Freud S. (1920) Un caso di omosessualità femminile, CASI CLINICI, Boringhieri;

- Freud S. (1920) Al di là del principio di piacere, OSF 9, Boringhieri.











Share by: